“La magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti è creduta…”
[Attenzione spoiler]
“Suspiria” è un film per tutti. Non stiamo parlando di censura, quella è giusto che ci sia. Diciamo che è un film che tutti possono capire. Perché sebbene viviamo in un mondo ormai dominato da scienza e tecnologia, esiste nell’uomo un’attrazione atavica verso l’ignoto, il mistero, la magia; un irriducibile nocciolo irrazionale, che emerge perlopiù nel mondo dei sogni. “Suspiria”, in fondo, è “un brutto sogno intrappolato in un incubo” per citare un certo John Carpenter.
Una struttura onirica a più livelli, insomma, è la chiave per interpretare il film.
La trama
La vicenda è semplice e non ci interessa approfondirla troppo. Ci limitiamo a dire che Susy Benner, una ragazza americana, decide di perfezionarsi nella prestigiosa Accademia di Danza di Friburgo, in Germania. Ci arriva proprio mentre sta per essere assassinata un’altra allieva, Pat, la quale aveva scoperto qualcosa di terribile. Susy stringe amicizia con Sarah, che purtroppo farà una brutta fine, e comincia ad indagare sui misteri che aleggiano nella scuola. Alla fine scopre che si tratta della sede di una congrega di streghe, comandata da una certa Helena Markos.
Il genere
Che sia un film horror non ci sono dubbi. Lo si capisce da quella paura “strutturale” legata a situazioni violente e macabre. È proprio la capacità di far paura, veicolando attraverso quest’emozione dei significati profondi sulla Morte e sul Male, a rendere un film horror veramente rilevante, altrimenti tutto si ridurrebbe alla pura sensazione, in alcuni casi addirittura ridicola, come ci insegna molta spazzatura splatter. Un film horror non deve far ridere o disturbare, ma far pensare. È pur vero che anche in “Suspiria” una scena splatter c’è, cioè quella del cruento assassinio “a cuore aperto” di Pat, ma si tratta di un elemento scioccante e in fondo poco realistico, fatto per chiarire che, con “Suspiria”, Dario Argento ha deciso di passare il confine.
Infatti, i suoi film precedenti, ovvero la cosiddetta “trilogia degli animali” e il celeberrimo “Profondo Rosso”, sono di fatto dei gialli, che seppur conditi con ingredienti sanguinolenti, restano comunque dei gialli. È pur vero che in “Suspiria” si trova ancora il classico colpo di scena alla Dario Argento, ovvero la comprensione finale di un’impressione iniziale [il significato delle parole urlate da Pat sotto la pioggia, ndr], ma il giallo, con le indagini sulla morte della ragazza, resta sullo sfondo e va dileguandosi, mentre emerge un percorso narrativo in cui logica e razionalità c’entrano poco.
Un passaggio dal giallo all’horror, insomma, ma soprattutto dal reale al soprannaturale.
Gli aspetti tecnici
Ma che film horror costruisce Dario Argento? Prima di tutto qualcosa di tecnicamente perfetto. Ad esempio, si nota subito che gli interpreti funzionano molto bene: la protagonista, Jessica Harper, colpisce per il suo portamento elegante e un po’ fanciullesco, ma anche il resto del cast non è da meno, soprattutto le due attrici di maggiore talento ed esperienza, ovvero Joan Bennett [nel ruolo di Madame Blanche, ndr] e Alida Valli [nel ruolo di Miss Tanner, ndr]. Inoltre, la regia è magistrale, virtuosa, coinvolgente. La colonna sonora dei Goblin è penetrante, ossessiva. La fotografia di Luciano Tovoli, realizzata in vecchio Technicolor®, conferisce al film un cromatismo unico: il rosso è la tonalità dominante, accompagnato dal nero, i colori del sangue e dell’Inferno; anche gli altri primari, blu e giallo, sono ben evidenti; tutti molto saturi, tutti spesso in opposizione, così da creare un’atmosfera allucinante e innaturale. Infine, lo spazio è definito da una struttura scenografica di alto livello, curata da Giuseppe Bassan, basata su geometrie definite e una tanto bizzarra quanto riuscita compenetrazione di stili diversi.
I riferimenti artistici
C’è molta arte “contaminata” in “Suspiria”: il riferimento artistico più evidente è certamente l’Art Nouveau, con le sue forme sinuose, ma l’utilizzo marcato e innaturale dei colori, accanto alla deformazione spaziale, legano il film all’espressionismo tedesco (Nolde, Kirchner) e francese (Matisse, Derain), ma anche a Mondrian. La percezione del colore, in particolare, avviene qui oltre la realtà sensibile, in senso quasi “metafisico”, e questo termine ci conduce inevitabilmente al nostro caro vecchio De Chirico, portavoce per l’appunto della pittura metafisica, con le sue architetture spaesate e sospese nel tempo. La dissoluzione delle tradizionali coordinate spazio-temporali ci porta infine a Escher, noto autore di architetture illusorie e paradossali, fra l’altro citato esplicitamente nell’indirizzo della scuola di danza [Escher Strasse, ndr] e nella convessità di talune inquadrature. Tutto concorre a definire uno spazio surreale, misterioso, profondamente emotivo e fiabesco.
L’impostazione fiabesca
“Suspiria” è prima di tutto una fiaba. Non proprio come quelle Disney, ma neanche così diversa. Senza scomodare Propp, nel film ci sono molti elementi tipici delle fiabe, a cominciare dall’ambientazione [Friburgo si trova ai margini della Foresta Nera, ndr] per arrivare ai personaggi, con la dolce principessa innocente, la vecchia strega cattiva e compagnia bella. Dario Argento stesso cita “Biancaneve e i sette nani”, nella versione Disney, come fonte d’ispirazione, ma si possono trovare collegamenti anche con “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Carroll e, per ricordare qualcosa di più antico, “Hänsel e Gretel” dei fratelli Grimm o le leggende slave riguardanti Baba Yaga.
In sintesi, “Suspiria” è una fiaba “nera”, anche se non proprio dark, ma piuttosto multicolore, psichedelica. È bene sottolineare però che le fiabe, nelle versioni più antiche, sono tutte un po’ “nere”, dato che riflettevano un mondo arcano, pervaso di violenza e ancora caratterizzato da un primitivo sottobosco pagano, con i suoi riti e tanta magia.
Come molte fiabe, anche questa è in fondo una sorta di rito iniziatico, in cui il raggiungimento dell’età adulta passa attraverso una serie di prove da superare, di pericoli da affrontare, e, soprattutto, tramite la scoperta del proprio essere e degli aspetti orribili dell’umanità. La sceneggiatura, con alcune situazioni infantili, sottolinea proprio questo elemento fiabesco, che avrebbe dovuto essere accentuato dall’età delle allieve, originariamente pensate poco più che bambine, ma poi rese più grandicelle da esigenze di produzione.
Le streghe
A ben vedere una differenza con le fiabe però c’è: manca un principe azzurro. “Suspiria” è infatti un film quasi interamente al femminile, dove le figure maschili sono perlopiù di contorno. Un film non a caso dominato dall’Art Nouveau, che è di per sé una corrente artistica molto femminile e sensuale. L’accademia di danza, in effetti, si mostra come un “alveare”, una sorta di micro-cosmo iper-competitivo, dominato almeno apparentemente da donne, con tutti i loro vizi e le loro virtù.
Ed è qui che compaiono le streghe: siamo in una scuola di danza anche perché la danza rimanda a certi riti tribali esoterici collegati alla stregoneria. Anche la musica dei Goblin, così inquietante ma anche seducente, riecheggia stati di trance, con un ritmo tipico dei rituali occulti noti come Sabba.
Ma allora chi sono le streghe? Sono davvero persone malvagie e possedute oppure semplicemente creature fragili e mentalmente disturbate? Per capirci qualcosa ci viene in aiuto il discorso dei due luminari, in cui si nota un evidente approfondimento della sceneggiatura; vi si trovano esplicitati da un lato gli aspetti “psicologici” della questione [il discorso del professor Mandel, ndr] e dall’altro gli aspetti più “antropologici” [il discorso del professor Milius, ndr]. In fondo sono due facce della stessa medaglia: il buio dell’inconscio, con i suoi archetipi, è anche il buio della società, in cui il Male è “strutturato” in forma “accademica”, e incombe ovunque, sovrumano e invisibile. Ciò trova eccezionale rappresentazione nella celebre scena della morte del pianista cieco, in una Königsplatz potentemente neoclassica, interessante innesto maschile in un film, come detto, tutto al femminile.
Epilogo
E arriviamo infine alla nostra Susy, che nel suo percorso di indagine, crescita o iniziazione che dir si voglia, entra nelle viscere della terra, non a caso varcando una porta identificata con l’iris, un fiore dal noto significato esoterico. La ragazza si addentra nei reconditi meandri del mondo, costellato di simboli arcani, e scopre così ciò che si cela dietro il “reale”. Susy intravede il “congresso” delle streghe e sconfigge la demoniaca regina nera, salvandosi miracolosamente dal “rogo” finale.
Il beffardo sorriso di Susy altro non è che il sorriso un po’ ingenuo di chi pensa che sia stato tutto un brutto sogno. Ma è stato davvero solo un sogno?
[Disclaimer]
La locandina proviene dal sito web https://www.imdb.com/ e si può trovare al seguente link https://www.imdb.com/title/tt0076786/mediaviewer/rm546442240/
Le immagini mostrate in questo articolo provengono dal sito web https://screenmusings.org/ e si possono trovare al seguente link https://screenmusings.org/movie/blu-ray/Suspiria/
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