Paninari: subcultura giovanile emersa sul finire degli anni ‘70 a Milano, poi sviluppatasi nel corso degli anni ‘80 in tutta Italia.
Sovente, questo “movimento” è stato interpretato dai più come una manifestazione del consumismo; è stato inoltre considerato espressione dell’atteggiamento disimpegnato delle nuove generazioni nei confronti, ad esempio, della politica e del sociale.
In realtà, approfondendo il tema e svincolando la mente da condizionamenti esterni, ad un occhio attento non può sfuggire la vera natura del “fenomeno paninaro”, che andrebbe valutato alla luce delle tensioni caratterizzanti il suddetto arco temporale; di conseguenza, i sentimenti di questi giovani appaiono come l’espressione di un disagio interiore scaturito dal futuro incerto che si figurava innanzi a loro. In fondo, i Paninari non sono l’unico gruppo nato in tale contesto: i Punk, i nuovi Rockabilly, i Metallari, i Dark… ognuno a suo modo ha saputo trasmettere quel senso di inquietudine e smarrimento.
Ma è risaputo… nessuno è profeta in patria; in effetti, furono due musicisti inglesi ad accorgersi che gli elementi che univano i Paninari non erano solo la passione nel vestire capi griffati ed il ritrovarsi nei nascenti fast food. Stiamo parlando dei Pet Shop Boys, artisti di grande cultura, sensibilità e talento, che con fulminea lucidità colsero le tematiche e le emozioni non banali sottese al “movimento”, dedicando loro una bellissima canzone, ossia “Paninaro” (1986). Ma di questo abbiamo parlato più approfonditamente in un altro articolo inerente al mitico duo “Synth-pop”.
Detto ciò, a prescindere dal punto di vista, speriamo che la ricetta che stiamo per proporvi possa essere apprezzata da simpatizzanti Paninari e non: consideriamola quindi un medium grazie al quale la diversità d’opinione può essere superata… perlomeno a tavola!
Ricordiamo sempre che le nostre ricette sono un’interpretazione personale di atmosfere, sensazioni ed altri aspetti inerenti al cinema, all’arte e alla musica; naturalmente, si tratta di pensieri, condivisibili o meno, che rispecchiano la nostra visione creativa.
Di seguito trovate le indicazioni per 4 burger di media dimensione.
Tempo di preparazione
1 h 15 minuti
Modalità e tempo di cottura
Burger “freschi”
Padella antiaderente, 10 minuti ca. (5 minuti ca. per lato) per un burger di media grandezza.
Il tempo di cottura potrebbe variare nel caso in cui il burger sia più o meno grande.
Burger “congelati”
Padella antiaderente, come appena descritto;
oppure
Forno statico a 180° C (356° F), 10 minuti ca. per lato. Per scongelarli basterà lasciarli riposare a temperatura ambiente per 15 minuti ca. Prima di infornarli, con l’aiuto dei polpastrelli, cospargere ambo le parti con un filo d’olio.
Attenzione: una volta scongelati, i burger saranno un po’ fragili; raccomandiamo quindi di maneggiarli delicatamente con l’aiuto di una paletta. Una volta cotti, in padella o in forno è indifferente, lasciateli riposare per 5 minuti ca.: in questo modo si rassoderanno.
Conservazione
In freezer, da “crudi” (in realtà, escludendo la farina di fave, è già tutto cotto), 1 mese in un contenitore ermetico.
Come si è detto, potete prepararli e cucinarli immediatamente, ma potete anche congelarli ed utilizzarli successivamente: saranno ancora più saporiti!
Ingredienti
– 250 g (prodotto sgocciolato) di mix di fagioli lessati (azuchi rossi, azuchi verdi, borlotti saluggia, borlotti, fagioli bruni, fagioli occhio nero, fagioli rossi, fagioli verdoni, tondini perla);
– 250 g (prodotto sgocciolato) di ceci lessati;
– ¼ di cipolla bianca (piccola);
– 15 g di noci;
– 1 patata a pasta gialla di media grandezza;
– 1 panino per burger (senza glutine);
– 1 pizzico di sale iodato;
– 1 pizzico di peperoncino;
– q.b. di farina di fave (bio).
Attenzione: in caso di celiachia, tutti gli ingredienti a rischio di contaminazione devono essere certificati senza glutine.
Informazioni utili prima di mettersi ai fornelli
- L’hamburger nasce come secondo piatto. Per noi era importante riuscire a crearne una versione vegetale, mantenendo intatto questo concetto; abbiamo infatti scelto di utilizzare fagioli, ceci e farina di fave poiché si tratta di legumi in grado di fornire una buona quantità di proteine.
Avremmo potuto aggiungere riso o altri cereali, patate bollite, farina, pangrattato, amido di mais, fecola di patate, etc. Il burger sarebbe stato molto compatto, ma non particolarmente equilibrato, poiché la parte proteica sarebbe stata omessa o presente in quantità non sufficiente.
Come vedremo, in questa ricetta i carboidrati sono già sufficientemente rappresentati dal pane e da un sottile strato di rösti di patate, mentre il burger è principalmente composto da proteine; per bilanciare ulteriormente il tutto, è consigliabile aggiungere una generosa porzione di verdura.
Il nostro burger non sarà “granitico” ma, con un po’ di attenzione, non si romperà così facilmente.
- La fava è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Leguminose, dette anche Fabaceæ. Questo legume, povero di grassi, contiene una buona quantità di acqua, carboidrati, proteine e fibre; è inoltre ricco di potassio, fosforo, calcio, magnesio, ferro, rame, selenio e vitamine (A, C, K, etc.).
In questa ricetta utilizziamo la farina, ottenuta semplicemente dalla macinazione delle fave decorticate, per amalgamare il composto e per conferire al burger quel sapore “ferroso” tipico di un hamburger.
N.B.
Digitalis Purpurea® segnala che nessuna informazione nutrizionale presente in questo articolo può sostituire il consulto medico, in quanto ogni individuo possiede caratteristiche fisiologiche uniche che, in caso di carenze o malattie, devono necessariamente essere verificate da un medico di base o da uno specialista.
Pertanto, le informazioni pubblicate in questo articolo hanno carattere divulgativo e non devono essere considerate come consulenza, prescrizione medica o prescrizione di altra natura.
Procedimento
1.
Scolate il mix di fagioli dal loro liquido di conservazione e sciacquateli sotto abbondante acqua fredda corrente; poi distribuiteli su un grande tagliere e, per farli asciugare meglio, tamponateli delicatamente con della carta assorbente. Ripetete gli stessi passaggi con i ceci ma, prima di adagiarli sul tagliere, rimuovete le cuticole, così avranno un sapore migliore e saranno più digeribili. Si tratta di un’operazione che richiede un poco di pazienza, ma ne vale la pena; ovviamente, non è un problema se qualche pellicina dovesse “scappare”.
Quando avete terminato, lasciate asciugare ceci e fagioli all’aria per almeno 15 minuti.
2.
Nel frattempo, tagliate a piccoli cubetti un pezzetto di cipolla bianca; in alternativa, va benissimo anche quella a cubetti surgelata. Mettetela in un padellino antiaderente assieme ad un goccio di acqua fredda e ad un paio di fili d’olio; l’acqua aiuterà a non far bruciare l’olio mentre la cipolla soffrigge a fuoco basso. Poco dopo aggiungete un pizzico di peperoncino e, quando la cipolla diventa leggermente dorata, spegnete la fiamma.
3.
Pelate una patata e, senza sciacquarla, grattugiatela con una grattugia per verdura a fori larghi. Inserite qualche cucchiaino di patata all’interno di un coppapasta tondo e, con l’apposito stantuffo, pressate un poco; svolgete quest’operazione sopra ad un piatto piano dai bordi non troppo alti.
Ungete leggermente una padella piatta antiaderente; quando la superficie è calda, lasciate scivolare la patata dal piatto, aiutandovi sempre con il coppapasta ed eventualmente con una paletta per aggiustare forma e spessore.
Cuocete il rösti da entrambi i lati per il tempo necessario, ossia fino a quando la patata si sarà cotta e si sarà formata una bella crosticina dorata (attenzione, non bruciata).
4.
Ora, tagliate a pezzetti, non troppo grandi e non troppo piccoli, fagioli, ceci e noci.
5.
A questo punto, prendete un’ampia ciotola, versatevi quanto appena sminuzzato e mescolate per bene; poi, aggiungete un pizzico di sale, la cipolla e 2 cucchiai ca. di farina di fave, avendo sempre cura di mescolare energicamente fra l’aggiunta di un ingrediente e l’altro.
6.
In un contenitore capiente dai bordi alti, versate un poco di farina di fave; per ora mettetelo da parte.
Con le mani prelevate una generosa dose del composto: in questo modo otterrete dei burger di media grandezza; se preferite, usandone una minore quantità, si possono tranquillamente realizzare dei mini burger.
Schiacciate il composto fra le mani, almeno per 3-4 volte; il fatto di “strizzarlo”, infatti, lo aiuta a compattarsi meglio. Quando siete soddisfatti della forma, inseritelo nel contenitore precedentemente predisposto ed infarinatelo leggermente su tutti i lati.
7.
Ungete con un filo d’olio un padellino antiaderente; una volta caldo, adagiate il burger nel centro e cuocetelo, a fuoco medio, per 5 minuti ca.; lo stesso vale per l’altra parte. Abbiate cura di cuocere il burger anche sui lati, aiutandovi con due palette; fate dorare il tutto per bene.
Nel frattempo, tagliate a metà un panino per burger e scaldatelo; noi abbiamo utilizzato il tostapane. Approfittate di questa breve attesa per far riscaldare il rösti.
Quando è tutto caldo, siete pronti per assemblare il panino: la base del pane, il rösti, il burger, ancora il rösti ed infine la parte superiore del pane.
Questo burger è il nostro personale omaggio ad uno dei simboli della corrente paninara; senza voler mancare di rispetto all’originale, ne abbiamo realizzato una versione essenziale, vegan e gluten free, che si adatta al nostro stile.
Provatelo, dategli una chance: non lasciatevi intimorire dalla ricetta, lasciatevi solo stupire dal sapore deciso e dalla consistenza morbida e compatta al tempo stesso.
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Una risposta
Anche se non sono un fan dei paninari, è proprio un bel panino! Comunque mitici RayBan anni ’80